In Veneto, a partire dal primo settembre, cambiano i tempi per disdire prenotazioni di esami e visite: il nuovo termine di disdetta per non incorrere in penalità è di 4 giorni lavorativi dalla data fissata per la prestazione, pena il pagamento dell’intero importo della visita.
“In questo modo – sostiene l’Ulss2 – ogni visita o esame disdetto con quattro giorni di anticipo, consente di “liberare un posto” che potrà essere assegnato con maggiore preavviso a un’altra persona che ne ha bisogno”.
Si riduce anche la durate delle durate delle visite, a discapito dell’attenzione nei confronti del paziente e delle sue esigenze. È quanto dispone il nuovo provvedimento previsto nel piano regionale di governo delle liste d’attesa, approvato dalla commissione Sanità con l’obiettivo di garantire un equo e tempestivo accesso dei cittadini ai servizi sanitari.
Peccato che di “equo” questa soluzione abbia ben poco. I risultati, in termini di abbreviazione delle liste di attesa, sono tutti da verificare. L’unica certezza è la dubbia opportunità di scaricare sulle spalle dei cittadini la responsabilità di tali attese.
È davvero preoccupante che, per accorciare i tempi di attesa, in Veneto, una regione considerata, forse impropriamente, di eccellenza dal punto di vista sanitario, anziché utilizzare risorse maggiori per garantire una copertura efficiente in grado di rispondere adeguatamente alla domanda di salute, non si trovi una soluzione più adeguata che scaricare questo onere sui cittadini.
Investimenti, assunzioni ed efficientamento: questo serve se veramente si intende ridurre i tempi di attesa, divenuti drammatici anche in regioni definite di eccellenza. Ogni altra strada è solo uno spot propagandistico.