Come si sta verificando in questi giorni per la fine del mercato tutelato del gas, che procede tra disinformazione, scorrettezze commerciali e abusi, il disagio creato dalle scelte adottate dal Governo e dall’Autorità di regolazione si manifesta ora anche nel caso del mercato elettrico.
Si sono tenute ieri, infatti, le aste per il fine tutela dei 4,5 mln di clienti domestici non vulnerabili ancora presenti sul mercato tutelato dell’energia elettrica. Secondo le prime indiscrezioni, due grandi aziende (Enel e Hera) si sarebbero aggiudicate 7 aree ciascuna, cioè il massimo ottenibile fissato dall’Antitrust, 18 aree su 26 totali sarebbero andate ad aziende che operano nel regime di tutela e 8 aree a venditori sul mercato libero. Ma gli effettivi esiti si sapranno solo dopo il 6 febbraio, mentre il passaggio al nuovo sistema avverrà dal 1 luglio 2024.
Risulterebbe, dunque, mancato l’obiettivo dichiarato di voler favorire l’ingresso di nuovi operatori in un mercato oligopolista, cosa che, secondo tale prospettiva, non giova ai consumatori. In realtà, il mercato elettrico italiano, così come quello del gas, dove operano venditori e persino re-seller, già oggi soffre della presenza inutile e fastidiosa di centinaia di operatori, i quali, in teoria, lo rendono apertissimo, ma in pratica, il servizio è coperto quasi interamente da poco più di una decina di aziende.
Al momento, prendiamo nota che diverse aziende paventano rischi per la stabilità del sistema e la credibilità del mercato. Infatti, i ribassi d’asta sarebbero stati tanto forti da erodere importanti margini operativi, nuocendo alla sostenibilità economica e finanziaria del servizio fino a comprometterne l’operatività.
La creazione di un Albo dei fornitori accreditati e qualificati, che da tempo Federconsumatori rivendica come indispensabile, contribuirebbe senza dubbio a ridurre questi rischi, che, a peggiorare la situazione, riguardano anche il destino dei lavoratori oggi impegnati nel servizio di maggior tutela: non a caso è stata proposta una modifica al Decreto Energia da tutti i gruppi parlamentari, finalizzata a introdurre una clausola sociale di passaggio al nuovo operatore, unitamente ai clienti, anche dei lavoratori che rischiano di perdere il proprio posto di lavoro.
Tutti questi rischi e dubbi avrebbero dovuto essere risolti prima dello svolgimento delle aste, che lasciano aperte tante criticità: per questo sarebbe stata necessaria una proroga dei termini.
Anche per i clienti vulnerabili, cioè le fasce sociali meritevoli di maggiore protezione, mancano ancora riferimenti certi: il loro destino è affidato a un provvedimento previsto per febbraio ma che Arera ha rinviato a fine 2024. È infatti alquanto delicata la gestione di una fascia di utenti così sensibile, e le difficoltà riscontrate non fanno che testimoniare la sottovalutazione e l’impreparazione con cui si è affrontato questo passaggio cruciale.
Perciò, in fase di conversione del Decreto Energia, chiediamo al Governo di sospendere la corsa e di instaurare un tavolo di confronto urgente con le Associazioni dei Consumatori e con gli operatori di settore per affrontare questo tema, prima di adottare atti che potrebbero recare danni gravi ai cittadini e all’economia del nostro Paese.