Nonostante le dichiarazioni del Viceministro dell’Economia Maurizio Leo, che solo due giorni fa aveva annunciato un possibile allargamento anche alle coppie di fatto con figli a carico per l’accesso al cosiddetto “Bonus Natale”, l’emendamento del governo appena approvato lascia invariati i limiti e i vincoli già prospettati. La platea dei beneficiari resta di circa un milione di famiglie: possono accedere all’agevolazione soltanto i lavoratori dipendenti con reddito complessivo non superiore a 28mila euro, con coniuge e almeno un figlio fiscalmente a carico, oppure i nuclei monogenitoriali con figlio a carico e con sufficiente capienza fiscale.
Una decisione che ci lascia indignati e allibiti. È profondamente iniquo includere il matrimonio tra i requisiti necessari per l’accesso ad una misura di sostegno che, in una fase economicamente delicata come quella attuale, può costituire una risorsa utile e importante per le famiglie: tutte le famiglie, quindi, anche quelle costituite da coppie di fatto che, come tali, risultano legalmente riconosciute. La scelta di subordinare l’erogazione di un’agevolazione economica al vincolo del matrimonio risulta retrograda e miope, nonché anacronistica.
Ma a rendere discriminatoria la norma vi sono anche altri elementi; a partire dall’esclusione dei lavoratori non dipendenti o, paggio, degli incapienti, che più di tutti avrebbero bisogno di sostegno.
Federconsumatori, da sempre impegnata sul fronte della rivendicazione dei diritti civili e del contrasto ad ogni forma di discriminazione, condanna con fermezza questa decisione, che appare volta a favorire quella che a molti piace definire (a parole, e soprattutto in campagna elettorale) la “famiglia tradizionale”.
Una norma che va ripensata da ogni punto di vista, da quello dei parametri di accesso, a quello della formula del “bonus”: le famiglie hanno bisogno di misure strutturali, che consentano loro di affrontare e programmare il proprio futuro, non di spot una tantum.