Circolano diverse ipotesi relative a come riscuotere il Canone Rai, una volta venuto meno il pagamento in bolletta.
Una quota del canone, nell’esempio riportato dal Ministro Giorgetti quella relativa agli investimenti sostenuti dalla Rai per la capacità trasmissiva, potrebbe essere spostata a carico della fiscalità generale.
O, ancora, l’ipotesi più fantasiosa, è quella di agganciare il canone alle utenze di telefonia mobile (107 milioni sono attive oggi in Italia).
Per la prima ipotesi attendiamo chiarimenti e dettagli, la seconda, invece, ci pare del tutto impraticabile, per gli stessi motivi per cui abbiamo sempre contestato l’applicazione del canone in bolletta: la necessità di tenere separati servizi che, per natura, contenuto e modalità di fruizione sono differenti tra loro. L’unione non farebbe che aggravare la complessità delle fatture che i cittadini devono “decifrare”, complicando loro la vita in caso di contestazioni di addebiti non dovuti. Rispetto alla riscossione in bolletta, inoltre, vi è un’importante e sostanziale differenza: non esiste alcun legame con l’abitazione, luogo in cui il televisore trova posto classicamente.
Si tratterebbe, inoltre, dell’ennesimo tentativo di riscuotere importi che non si riesce a riscuotere altrimenti (visto l’elevato tasso di evasione relativo al pagamento del canone). In questo caso si dimostra una particolare severità nei confronti della riscossione a carico dei cittadini, più volte messa da parte quando c’è da discutere di condoni o tassazione a carico delle imprese.
Il canone va pagato per chi usufruisce del servizio, questo è certo, ma si dovranno individuare modalità improntate alla trasparenza e alla chiarezza nei confronti dei cittadini, che vorrebbero poter fruire, in tal senso, di un servizio di alta qualità, imparziale e indipendente da logiche di partito.