Dopo anni di battaglie combattute a colpi di segnalazioni, sentenze, pronunciamenti e ricorsi, l’Antitrust ha rimodulato le multe comminate alle compagne telefoniche coinvolte nella tormentata vicenda della fatturazione a 28 giorni: le ammende passano da 14,7 milioni a 12,69 milioni di euro per Fastweb, da 114,39 milioni a 100,67 milioni di euro per Tim, da 59,97 milioni a 52,77 milioni per Vodafone e da 38,97 milioni a 36,37 milioni per Wind Tre.
L’Autority si è pronunciata in seguito alla decisione del Consiglio di Stato – che nei mesi scorsi ha confermato l’accertamento dell’infrazione ma ha disposto, appunto, la revisione delle sanzioni precedentemente irrogate – in una misura che ci lascia almeno in parte amareggiati. Accogliamo sì con favore la definizione delle multe ma, considerando come si sono svolti i fatti, confidavamo in una decisione più severa. Com’è noto, la vicenda è iniziata a partire da un comportamento illecito e scorretto da parte delle aziende e si è poi protratta per anni. Federconsumatori si è battuta con ogni mezzo per rivendicare i diritti degli utenti coinvolti, anche quando le compagnie prima hanno tardato ad ottemperare alle disposizioni di Autorità e Tribunali e poi hanno deliberatamente ostacolato con i propri comportamenti l’erogazione degli indennizzi, in particolare istituendo complesse procedure di richiesta dei rimborsi e impedendo il pagamento automatico delle somme stesse.
Quanto accaduto dimostra ancora una volta la necessità di attribuire maggiori e più concreti poteri alle Authority; inoltre, considerando i tempi irragionevolmente lunghi con cui gli organi competenti hanno affrontato la questione, il pagamento pieno – se non la maggiorazione – delle sanzioni irrogate avrebbe rappresentato almeno un barlume di equità questa lunga, estenuante e deludente vicenda.