Norma anacronistica, dal forte valore simbolico e identitario, che ci colloca sempre più distanti dal panorama civile internazionale
È passata mercoledì, in via definitiva, la proposta di legge che ha reso la gestazione per altri (GPA) un “reato universale”, vale a dire un reato perseguibile in Italia anche se praticata all’estero da cittadini o cittadine italiane.
Al di là dei dubbi sull’applicabilità dal punto di vista giuridico, già sollevata da molti, rimane il fatto che, in termini etici e sociali, si tratta di un provvedimento inaccettabile, ai limiti del surreale, che ci colloca fuori dal panorama civile internazionale.
Si tratta di una norma che tende a limitare la capacità della donna di autodeterminarsi e prendere decisioni consapevoli in merito alla maternità. Tale provvedimento assume un valore simbolico ancor prima che sanzionatorio, attribuendo alla “gestazione per altri” il marchio denigratorio e spregiativo di crimine universalmente riconosciuto, alla stregua di genocidi, crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
Un provvedimento oscurantista, che rappresenta l’ennesimo tassello di un disegno orientato ad affermare norme dal forte segno identitario e ad alimentare il clima di odio e intolleranza che sta prendendo sempre più piede nel Paese.
Disegno da cui ribadiamo una netta presa di distanza e che siamo pronti a contrastare anche in altre sedi: siamo già all’opera per valutare elementi di criticità e inapplicabilità della norma, al fine di tutelare non solo i minori, ma anche il diritto della donna all’autodeterminazione e alla libertà di scelta in tema di maternità.