Non basta interrompere la logica dei tagli: il SSN necessita di risorse adeguate, da investire in personale ed efficientamento
I dati diffusi ieri dalla Fondazione Gimbe sulla rinuncia alle cure da parte degli italiani sono estremamente gravi ed allarmanti.
Nel 2023 gli italiani costretti a rinunciare alle cure sono stati 4,5 milioni, di questi circa 2,5 milioni lo hanno fatto per motivi economici.
Un dato che va di pari passo con i tempi interminabili di attesa per visite ed esami diagnostici, così come emerso dal nostro recente report “La salute non può attendere”, realizzato con Fondazione Isscon e CGIL, che rivela liste di attesa lunghissime persino nelle regioni più virtuose, con attese fino a 677 giorni per una visita oculistica in Lombardia.
Se gli stipendi sono fermi, le liste di attesa infinite rendono di fatto inaccessibile il SSN, è evidente che a curarsi saranno solo coloro che possono permetterselo pagando privatamente.
È questo il drammatico prodotto di un sistema sanitario sempre più squilibrato, disuguale e povero, colpito da anni di tagli alle risorse: sempre dal report Gimbe emerge, infatti, che il divario della spesa sanitaria pubblica pro capite è pari a 889 euro rispetto alla media dei paesi Ocse membri dell’UE.
Un trend che è destinato a peggiorare, avvitandosi in una spirale negativa fatta di mancata prevenzione e aumento delle spese a carico del SSN.
Da anni denunciamo con estrema preoccupazione il progressivo smantellamento della sanità pubblica: è ora di invertire questa tendenza, stanziando risorse adeguate e dando risposta alla carenza di personale. Il diritto alla salute, universale e accessibile, è sancito dalla nostra carta costituzionale: non garantirlo significa far venir meno uno dei principi fondanti della nostra democrazia. Già oggi il diritto alla salute non è uguale per tutti: cittadini anziani, del Sud e appartenenti a fasce socio-conomiche più deboli sono già largamente esclusi dall’accesso alle cure.
In questo senso, gli ultimi provvedimenti del Governo non solo non risultano adeguati a rispondere alla grave crisi in atto in questo settore (si veda l’intervento normativo sulle liste di attesa), ma, con l’autonomia differenziata, daranno il vero e proprio colpo di grazia al servizio sanitario, accentuando disparità disuguaglianze ed éiltarismo.